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Arkeotrekking

Sabina insolita

Rieti sotterranea e Museo del Silenzio di Fara in Sabina


Pochi sanno che Rieti, la “Venezia d’acqua dolce”, è la città più ricca di acqua d’Europa. E tanti ignorano che esiste una città sotterranea sotto l’odierna via Roma, l’antica via Salaria, la via del sale.

 

Un mondo misterioso  e suggestivo  fatto di volte, architravi e antichi vicoli, ora finalmente visitabili, che conduce al viadotto costruito dai Romani nel terzo secolo d.C. . E che dire del Museo del Silenzio di Fara in Sabina? Unico al mondo nel suo genere, ci catapulterà in una dimensione senza unità di tempo, né di spazio, talmente lontana e antica da spiazzarci completamente.  Una giornata all’insegna delle emozioni, dalla profondità del suolo di Rieti al regno della pace e del silenzio del monastero di Fara in Sabina.  


Trascorreremo la mattinata a Rieti, in un  itinerario “sopra e sotto” questa piccola ma graziosa città, adagiata sulle romantiche sponde del Velino e sovrastata dalle montagne del Terminillo. Il percorso underground si sviluppa nei sotterranei di alcune dimore patrizie, negli ampi spazi del poderoso viadotto romano formato da archi rampanti. Una passeggiata per la città, un intermezzo gastronomico e poi partenza per  Fara in Sabina con tappa allo straordinario Museo del Silenzio. 
 

La via Francigena: sulle orme dei pellegrini

Nel cuore di Roma, all’interno della Riserva Naturale di Monte Mario, è uno dei punti panoramici più belli di tutta Roma, un luogo solitario e silenzioso da cui ammirare, in lontananza, l’imponente mole di San Pietro, la silhouette  del centro storico cittadino, lo stadio di calcio dell’Olimpico, il Foro Italico e il Tevere. E’ qui che si concludeva il lungo viaggio dei pellegrini medievali lungo l’antica via Francigena che, partendo da Canterbury, attraversava tutta l’Europa da nord a sud per giungere a Roma. I “romei” entravano nella città dalla via Cassia, proseguendo per la via Trionfale e passando per Monte Mario, chiamato allora Mons Gaudii, a testimoniare la gioia dell’arrivo perché dal belvedere, tutt’oggi esistente, si poteva ammirare la basilica di San Pietro, meta finale del lungo viaggio.

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